Fragile tregua

L’Ucraina tra separazione e distruzione

Per la verità nessuno fa un grande affidamento che la tregua in vigore nell'est dell'Ucraina tra l'esercito di Kiev e i ribelli filorussi sia in grado di reggere davvero. La stessa Angela Merkel che è stata la più accanita protagonista della necessità di trovare un accordo ha subito definito la situazione "fragile". Il cancelliere tedesco no vuole un’espansione della guerra, si è impegnata in questo senso senza risparmio, na sa benissimo che non c’è "nessuna garanzia" che il cessate il fuoco tenga, e che la strada intrapresa resti “estremamente difficile". Nella zona di Debaltsevo che strategicamente cruciale per la viabilità della regione, ad esempio, si continua a combattere, perché nessuna delle parti in causa, vuole rischiare di vedersela sottrarre. Il governo ucraino ha riferito che almeno cinque soldati ucraini sono rimasti uccisi e 25 feriti negli scontri da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, alla mezzanotte di sabato, e oltre 112 attacchi sono stati condotti dai separatisti nelle ultime ore. In queste condizioni non sarà attuato uno dei punti concordati a Minsk, quale il ritiro delle armi pesanti dal fronte di guerra. Non bastasse la situazione di Debaltsevo. I bombardamenti sono ripresi sulla città di Donetsk. In pratica i chiodi fissi dei due campi avversi non riescono a rispettare la tregua e probabilmente non ci hanno mai pensato. Proprio il leader dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Aleksander Zakharchenko, aveva chiesto la resa delle forze ucraine a Debaltsevo e nelle aree urbane limitrofe. I leader ribelli hanno rilanciato l'ipotesi di aprire un corridoio per permettere ai soldati ucraini, una volta disarmati, di lasciare la città. Kiev non è minimamente disposta a cedere: "Secondo gli accordi Debaltsevo è nostra, non la lasceremo". Intanto i vertici dei separatisti hanno posto una nuova condizione di cui a Minsk non si è minimamente discusso, ovvero quale status dovrà assumere l'Ucraina. I filorussi non vogliono che si entri nella Nato e che nemmeno ci si avvicini di un passo. L’alleanza militare atlantica è considerata per loro un simbolo anti-russo del tutto inaccettabile. Come si possano comporre fratture tanto ampie nel bel mezzo di una tregua che non si riesce nemmeno a mantenere interamente è pressoché impossibile da prevedere. Sembra quasi che l’unico vero obiettivo sia quello di guadagnare tempo per una prossima divisione che pare inevitabile. E’ plausibile che infatti più nessuno voglia convivere. La vera preoccupazione è la porzione di territorio da assicurarsi. Se Kiev si sposta ad occidente, sia il più menomata possibile, questo il desiderio dei ribelli e presumibilmente di Putin che hanno sempre considerato l’Ucraina come il granaio di casa, e che piuttosto di vederselo portar via, sono pronti a distruggerlo. Ed è questo che si dovrebbe contemplare come il rischio peggiore che corre la regione.

Roma, 17 febbraio 2015